La corda pazza di Leonardo Sciascia

 

Il professore di letteratura latina, Onorato Occioni (1830-1895)*, come riporta Gaspare Giudice (Roma, 25 febbraio 1925 – Napoli, 10 gennaio 2009)** nella sua biografia pirandelliana (cfr. Luigi Pirandello, UTET, Torino 1963), stava traducendo un brano del Miles gloriosus di Plauto, e gli venne di sbagliare. Se ne accorse, non a tempo, e, senza destrezza, tentò di riparare; ma l’errore era irrimediabile.

Luigi Pirandello (Agrigento allora Girgenti, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) era seduto nel primo banco accanto ad un giovane prete che s’intendeva di latino: all’incidente del professore si diedero di gomito. Il prete non trattenne il sorriso, ed Occioni divenne furioso. Pirandello non resse più e, levatosi in piedi, spiattellò ai colleghi presenti i reali motivi della arrabbiatura del Rettore Magnifico. Dopo di che s’allontanò dall’aula, senza poter rimetterci più piede. Infatti, Onorato Occioni, grazie alla sua autorità di Rettore, riunì per direttissima i professori delle Facoltà e Pirandello, deferito al Consiglio di disciplina, dovette abbandonare per sempre l’Università romana e completare gli studi a Bonn, in Germania.

Nella storia dello scrittore Paolo Giudici, Quadìa, terra di mori (romanzo, edizioni ALPES, Milano, MCMXXX – 1930, e successivamente ristampata nel 1968 da Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta – Roma con prefazione di Leonardo Sciascia), sembra pure ripetere un momento che in Giovanni Verga (Catania, 2 settembre 1840 – Catania, 27 gennaio 1922) ebbe lungo ed intenso effetto, quasi una conversione: il momento di un ritorno e di una presa di coscienza appena presagiti nell’opera precedente, un salto qualitativo forse imprevedibile, se non si giudicasse con il senno del poi. Tre anni dopo, Paolo Giudici, pubblicava il romanzo La tribù distrutta (romanzo di Omar El-Bedaui traduzione di Paolo Giudici, Augustea, Roma -Milano, MCMXXXIII – 1933, Tipografia Del Senato di G. Bardi), attribuendolo ad un arabo di nome Omar el-Bedaui e dicendosene traduttore ed interprete: gustosa mistificazione, nel cui inganno persino cadeva un celebre arabista. E bisogna dire che il Giudici l’arabo lo conosceva davvero, e persino aveva scritto una grammatica e forse il suo andare alla tribù distrutta e ad Omar il beduino era un voler cercare le radici della sua inquieta natura.

Elio Vittorini (Siracusa, 23 luglio 1908 – Milano, 12 febbraio 1966), Vitaliano Brancati (Pachino, 24 luglio 1907 – Torino, 25 settembre 1954) e Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968) offrirono, più o meno direttamente, tre diversi temi siciliani al cinema:
la Sicilia come mondo offeso;
la Sicilia come teatro della commedia erotica (nel 1960 viene tratto dall’omonimo romanzo di Brancati il film Il bell’Antonio diretto da Mauro Bolognini con Claudia Cardinale e Marcello Mastroianni e nel 1973 Paolo il caldo diretto da Marco Vicario e interpretato da Ornella Muti e Giancarlo Giannini;
la Sicilia come luogo di bellezza e verità.
Quest’ultimo tema è stato, per così dire il più sfortunato: appunto perché il più difficile; il più arduo da rendere, da articolare, da motivare al di fuori della condizione e grazia della poesia, qual è appunto in Quasimodo.

Abbiamo estrapolato questi brani dal saggio uscito nel 1970 e intitolato La corda pazza, scrittori e cose della Sicilia (Torino, Giulio Einaudi Editore, 1970), dove Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989) dimostra tutto il suo talento di critico e di saggista affrontando diversi temi con la dovuta competenza e direi, oltre ogni pignoleria, con scrupolo di autentico letterato.

E meno male, che spesso affermava che lui scriveva e leggeva poco…

*Onorato Occioni latinista, veneziano di nascita ma tergestino (triestino) d’adozione, essendo vissuto dieci anni a Trieste come Preside del primo Liceo italiano della città e poi esule a Roma, professore e rettore dell’Università La Sapienza, noto soprattutto per la versione poetica delle Puniche di Silio Italico (1878). Fra le tante sue opere ricordiamo anche Cajo Silio Italico e il suo poema – studi (1869), La Storia della Letteratura latina compendiata ad uso dei Licei (1884) e La Vita e le opere di Q. Orazio Flacco (1893). Quando Onorato Occioni, che insegnò il latino a Gabriele D’Annunzio (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938), venne a sapere che il suo ex-alunno aveva raggiunto la fama letteraria con L’Innocente, rattristato sospirò: Che peccato! E dire che commentava così bene Orazio!

**Gaspare Giudice nacque a Roma da genitori siciliani di Agrigento. Giudice era compagno di Liceo di Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 6 settembre 1925), il quale a sua volta fu alunno della sorella di Gaspare, Lia Giudice, che tanta importanza avrebbe avuto nella formazione intellettuale dello scrittore di Porto Empedocle. Strinsi amicizia con Gaspare Giudice - si legge nella Linea della palma (La linea della palma, Saverio Lodato fa raccontare Andrea Camilleri , Rizzoli Editore, 2002, Collana Scala Italiani) che poi sarà il più grande biografo di Pirandello: era un ragazzo che leggeva molto e in lui trovai un vero compagno, superiore persino a Ciccio Burgio (cfr. Giudice, il biografo dei grandi scrittori di Salvatore Ferlita su La Repubblica – edizione di Palermo del 18 gennaio 2009 a pagina 18)

Per saperne di più su Paolo Giudici vi invitiamo a consultare la scheda in Bibliografia Mussomelese

Per saperne di più su Paolo Emiliani Giudici vi invitiamo a consultare la scheda in Bibliografia Mussomelese

Piero Ciccarelli, Mussomeli, Caltanissetta, Sicilia

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Scritto da: Ciccarelli_Piero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Recensioni non mussomelesi - Nessun Commento -

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