La Discesa dei Giudici

 

Avete presente come poteva essere il capoluogo della Sicilia, Palermo, agli inizi degli anni ’50, quando Pitruzzu per motivi familiari e di studio (soltanto la seconda elementare) nel mese di settembre del 1951 fu catapultato da Mussomeli nella grande metropoli ?

La famiglia parlava fra le mura domestiche il dialetto. La televisione, che ha unito gli italiani più di Giuseppe Garibaldi, era appena in fase sperimentale nei laboratori di fisica e il telefono era dislocato solo in pochissimi punti della città: stazione centrale, albergo diurno in via Roma e al Politeama.

C’era a fare compagnia alla famiglia di Pitruzzu una giovane studentessa iscritta alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Palermo !
Ma attenzione, non era una dama di compagnia !
La famiglia di Pitruzzu – sa passava bona – ma non era nobile, e la ragazza in cambio della disponibilità di una stanza dava una mano a fare ripassare le lezioni ai tre figli della famiglia Ciccarelli.

Troppo attraente la città per non destare curiosità ai tre ragazzi.
Al Giardino Inglese, un grande villa comunale da sempre luogo dove si portano i bambini a giocare, ogni mattina all’ingresso – ancora oggi è così – un giardiniere cambia la data.
Un giorno arrivò lì la famiglia di Pitruzzu e la sorella rivolgendosi a voce alta alla studentessa esclamò:
Mi talìa a data du iurnu è scrittu con i coti e le ciarmarite.
Silenzio assoluto e gelo.
Picchì chi dissi ? Esclamò esterrefatta la bambina.
I coti si chiamano sassi e le ciarmarite, sono le scaglie delle tegole che noi chiamiamo “canali”, precisò la professoressa.
Cioè - rispose convinta la bambina – vannu al fiume Platani ogni mattina per raccogliere i sassi e ni Palamituni* pi cogliri i ciarmariti.

La passione di Pitruzzu erano gli autobus e i filobus.
In poco tempo imparò a memoria tutti i capolinea dei mezzi pubblici della città.
In particolare rimase colpito dalla linea numero 2 che portava scritto nella parte anteriore: Via Notarbartolo-Buonriposo.
E Pitruzzu disse alla futura avvocatessa: Ma i notai un si chiamanu Barcellona e Imperia**. Cu è stu Bartolo?. E pua picchi Buonriposo?.
E di rimando la studentessa in Legge rispose (anche a Lei ovviamente piaceva scherzare): Buonriposo perché quando arriva al capolinea l’autista di riposa, c’è pure la coperta con il materasso.

Alle spalle del Municipio di Palermo c’è ancora un stretta, ma trafficatissima via chiamata: Discesa dei Giudici.
Vedi – disse la futura avvocatessa – questa via era di proprietà di tuo nonno Pietro Giudici e siccome era un brava persona glie l’hanno dedicata. Anche al tuo lontano antenato Paolo Emiliani Giudici (Mussomeli, 3 giugno 1812 – Hastings 14 agosto 1872) a Mussomeli gli hanno dedicato una strada in discesa.

Mi ma allura sugnu ‘mpurtanti e a mia mi attocca puru ‘na strata.

*Noto commerciante di laterizi di quel periodo a Mussomeli
** I due notai storici di Mussomeli. Ciccio (Francesco) Barcellona e Pierino Imperia

Per saperne di più su Pitruzzu Ciccarelli da Mussomeli vi invitiamo a consultare la scheda in Bibliografia Mussomelese

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Scritto da: Ciccarelli_Piero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Quannu mi chiamavanu Pitruzzu ! - Nessun Commento -

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