Mussomeli tra fiaba e storia di Maria Sorce Cocuzza

 

Mussomeli…….
Al solo leggere da lontano il nome del mio paese in mezzo a tanti libri di seconda mano non ho esitato un attimo: l’ho comprato senza conoscere (grave colpa da parte mia) nè l’autrice nè tanto meno il contenuto.
Che bel libro…, e che autentica freschezza dopo tanti anni: sembra scritto ieri, anche se l’edizione, ormai per sempre in mio possesso, risale al 1986.
Un tuffo nel passato, un ricordo inaspettato della mia gioventù con racconti (cunta), leggende, fatti veri, fatti ingrossati dalla fantasia e poi che gran lavoro di ricerca antropologica degna di un’autentica studiosa.
Ma non c’è solo la studiosa in Maria Sorce Cocuzza, c’è soprattutto un’autentica figlia di Mussomeli. In ogni riga si riscontra non soltanto (che è già di per se stesso un grande pregio) il lavoro curato e completo anche nei particolari più insignificanti, ma la completezza dell’informazione, insomma, a parte la nostalgia di un mussomelese “costretto” ad abitare lontano dal proprio paese, anche l’aggiornamento più fedele per chi vuole conoscere Mussomeli.
Cosa voglio dire: alla fine delle lettura di questo libro, anche una palermitana come mia moglie, si è sentita emotivamente coinvolta e mi ha chiesto, se tutto quello che viene riportato, è autenticamente vero.
Libro completo dicevo all’inizio. Innanzitutto le leggende che, come tali contengono un fondo di verità e una parte di quell’invenzione voluta o meno che sia, ma di per se affascinante in ogni caso. E poi gli antagonismi fra i paese limitrofi, con i rispettivi sfottò e i racconti sulla vita politica del paese: quella genuina e non ancora inquinata dalla voglia spasmodica di emergere a qualunque costo e corrotta degli ultimi decenni. Le feste religiose con quel sacro e profano nelle stesso tempo. I giochi dei ragazzi di quando non c’era ancora la play station e si giocava all’aria aperta. E poi gli sciogli lingua, le filastrocche e le poesie, le nemie, i motti, i proverbi e le ricette di cucina, autentiche miniere di sapori e di gusti.
Unni sunnu chiù i viscuttina di L’occhiuta, e a cubaita di Monachello o di Marianna “a gatta”?
Maria Sorce Cocuzza, promossa a pieni voti etnologa e antropologa, e che non ha assolutamente nulla da invidiare ad Antonino Uccello, Salvatore Salamone Marino, Giuseppe Cocchiara, Aurelio Rigoli, tanto per citarni alcuni… Gli manca l’imprimatur dei paroloni come, idolum, éthnos, etnia, fidula, terminal creeds o stereotipo. Ma a chi interessa.
La filastrocca qui sotto riportata vale più di mille trattati di Claude Lévi-Strauss. Esagerato? A mia mi piaci accussi…

LU RE BEFE’ BISCOTTA E MENE’

C’era ‘na vota un re Befé, Biscotta e Mené,
c’avia ‘na figlia, Befiglia, Biscotta e Meniglia.
‘Sta figlia, Befiglia, Biscotta e Meniglia,
Avia ‘n’aceddu Befeddu, Biscotta e Meneddu.
‘St’aceddu Befeddu, Biscotta e Meneddu,
un jornu vulà e si nni scappà.
Allura lu re Befè, Biscotta e Menè dissi:
Cu’ Piglia l’aceddu Befeddu, Biscotta e Meneddu,
cci dugnu a me’ figlia, Befiglia, Biscotta e Meniglia.
Currì un carusu bavuso, biscottu e menusu,
ca piglià l’acceddu Befeddu, Biscotta e Meneddu
e lu purtà a lu re Befé, Biscotta e Menè.
Lu re Befé, Biscotta e Menè,
cci dissi a lu carusu, bavuso, biscotta e menusu:
Tu pi n’aceddu Befeddu, Biscotta e Meneddu,
vo’ a ‘me’ figlia, Befiglia, Biscotta e Meniglia?
Ma vattinni vastasu, bavusu biscotta e menusu,
ca vulivi a’ me’ figlia Befiglia, biscotta e Meniglia,
pi’ n’acceddu Befeddu, Biscotta e Meneddu.

Per saperne di più su Maria Sorce Cocuzza vi invitiamo a consultare la scheda in Bibliografia Mussomelese

Piero Ciccarelli, Mussomeli, Caltanissetta, Sicilia

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Scritto da: Ciccarelli_Piero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Recensioni mussomelesi - Nessun Commento -

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