Quadìa terra di mori di Paolo Giudici

  Dopo, non so quanti anni, ho trovato e letto Quadìa, terra di mori (romanzo, edizioni ALPES, Milano, MCMXXX - 1930, e successivamente ristampata nel 1968 da Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta - Roma con prefazione di Leonardo Sciascia) di Paolo Giudici. Certo è un libro scritto nei primi del Novecento, ma la storia di Vanni Lo Manto, sembra scritta ieri. I pregiudizi, le meschinità, le invidie e la roba continuano ad essere di scottante attualità, come se cento anni dall’ambientazione di questo capolavoro non fossero mai passati. Ritrovo, leggendolo, al di là, dei ...

Scritto da Ciccarelli_Piero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Recensioni mussomelesi - Nessun Commento -

I ricordi di via Nettuno

  Essendo vissuta più a lungo altrove, anche se nelle vicinanze, che a Mussomeli (paese di cui sento forti e tenaci legami e radici difficilmente tranciabili) i ricordi legati a quell’ambiente risalgono ai periodi più remoti della mia vita: gli anni della primissima infanzia quella a cui sono legati ricordi di fatti, che nella maturità, sembrano banali, ma che rimangono vividi ed incancellabili. Sono voci, odori, rumori, case vecchie e umide, strade lunghe, ma attraversate oggi, brevissime, persone ritenute vecchie, ma che non avevano oltrepassato i trenta o quaranta anni. I miei primi ...

Scritto da Bonomo_Rosetta - il 27 febbraio 2011 - Categoria: I ricordi di Rosetta - 1 Commento -

I fatti dell’acqua del 1954 a Mussomeli

  Il 17 Febbraio 1954 a Mussomeli (Caltanissetta) i carabinieri intervenirono per reprimere una manifestazione popolare di protesta per la cronica mancanza di acqua e la pretesa dell’Ente Acquedotti Siciliani di riscuotere comunque le salate bollette. Quel giorno alle ore 12,00 circa 2500 persone affluirono alla spicciolata ad una manifestazione contro il sindaco, reclamando l’immediata revoca del contratto stipulato nel 1952. Il sindaco avvocato Giuseppe Sorce rifiutò di farlo ed allora molti presero a lanciare sassi contro il balcone e le finestre del Municipio. Col crescere del tumulto il comandante dei carabinieri, ...

Scritto da Ciccarelli_Piero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Quannu mi chiamavanu Pitruzzu ! - 1 Commento -

U pitittu

  Ormai fa parte delle storia del costume italiano e fu senz’altro un fenomeno di grande portata tale da scomodare scrittori e giornalisti come Umberto Notari, Indro Montanelli, Enzo Biagi e quell’intellettuale fine e arguto come Ennio Flaiano: scrissero articoli di grande e sottile ironia ma anche di grande rimpianto. Stiamo parlando della chiusura dei Casini o Case Chiuse. Furono giorni di grande mestizia e l’eco arrivò anche a Mussomeli. Un mito inarrivabile questa istituzione su cui lo Stato lucrava. Io appena tredicenne non è che ne capissi molto, ma mi incuriosivano i discorsi ...

Scritto da Ciccarelli_Piero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Quannu mi chiamavanu Pitruzzu ! - Nessun Commento -

La banda di Salvatore Giuliano

  Non ricordo bene in quale anno, certamente non avevo ancora 11 anni (io sono del ’38), quando percepìi il movimento che c’era nella cartolibreria Amico, sita proprio di fronte al vecchio municipio di Mussomeli. Precisamente dove compravamo libri e quaderni per la scuola. Da don Pippinu Amicu si faceva ressa il giorno che usciva la dispensa (il fascicolo) che raccontava le gesta di Salvatore Giuliano: l’eroe popolare del momento. Un certo maresciallo Longo, si disse, partì da Mussomeli per catturare Giuliano e nel giro di qualche giorno tornò ferito ad un braccio...e ...

Scritto da DiGiuseppe_Calogero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Quannu mi chiamavanu Caluzzieddu ! - 2 Commenti -

Il furgoncino magico di Pasqualinu

  Era una scena, che sarebbe piaciuta molto a Peppuccio Tornatore e in quei fine anni cinquanta era consueta e si ripeteva puntualmente ogni mezzogiorno nelle assolate giornate dei mesi estivi nella “chiazza” di Mussomeli. Allora era davvero, la Piazza per eccellenza, l’agorà greca o il foro romano, era davvero il fulcro movimentato della vita cittadina. Farmacia, bar, carnezzeria, merceria, drogheria (o putìa), barbiere, gioielleria, fotografo e persino due banche e una chiesa. Tutti i carusi, di età compresa fra i sei e i tredici anni, attendevano con ansia e con la ...

Scritto da Ciccarelli_Piero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Quannu mi chiamavanu Pitruzzu ! - Nessun Commento -

A televisione

  Chiedo perdono se non ricordo bene quando sia arrivata la televisione a Mussomeli, sarà stato il ‘57 o il ‘58: nella sostanza dei ricordi, comunque, cambia ben poco. C’erano due negozi che vendevano gli apparecchi televisivi, a prezzi irraggiungibili per i comuni mortali. Un negozio era a Piazza Roma, accanto alla tabaccheria di “Binanziu” e l’altro di fronte al vecchio Municipio, oggi, Palazzo Sgadari (ci stava ‘nfacci e lo scoperto soltanto da poco che si chiama così e cioè da quando è stato ristrutturato). Si rimaneva, spesso, noi ragazzini interi quarti ...

Scritto da Ciccarelli_Piero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Quannu mi chiamavanu Pitruzzu ! - Nessun Commento -

Paolo Giudici

  Di Paolo Giudici, non sono riuscito ancora a trovare (neanche chiedendolo in prestito alla Biblioteca Regionale di Palermo) il suo miglior libro, Quadìa, terra di mori (romanzo, edizioni ALPES, Milano, MCMXXX - 1930, e successivamente ristampata nel 1968 da Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta - Roma con prefazione di Leonardo Sciascia). Mi sono affidato, quindi, al nostro grande Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 - Palermo, 20 novembre 1989), critico e scrittore, che nel suo bellissimo saggio La corda pazza, scrittori e cose della Sicilia (Torino, Giulio Einaudi Editore, 1970), ne ...

Scritto da Ciccarelli_Piero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Recensioni mussomelesi - Nessun Commento -

U Natali di Pitruzzu

  U NATALI CHIU BELLU Aviva i canzi curti e du friddu mi ni futtiva. A sedici anni si mindivanu chiddi lunghi. Tombola cu cici, e u zio Stefanu, tirava i nummari: ambu, tirzu, quaterna e cinquina e tombola. Quantu era stizzusu u zio Stefano mai na vota ca mi faciva vinciri. Attranta allenta, attranta allenta, attranta allenta. Totò, Peppe, Lillo, Giacomo e Piero du zio Stefano. A u cinamu trasi francu (me frati) e Pietru resta fori. Minnuli caliati, nuci, semenza, e mali di panza e cacaruni. Termosifoni? Motoleggeri * un ci aviva pinzatu. Prima ca u spiriminavanu c’era u vraciri. Pi ricchi ...

Scritto da Ciccarelli_Piero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Quannu mi chiamavanu Pitruzzu ! - Nessun Commento -

Racconti per caso di Mario Ricotta

  Il rapporto è il problema di sempre: l’uomo sospeso fra la vita e la morte. La ricerca spasmodica della propria identità che si matura attraverso rapporti inverosimili fra il nostro io presente e il resto dei nostri sogni, paure, superstizioni, Dio e il suo nemico, il Diavolo. Racconti per caso, questo è il titolo scelto da Mario Ricotta, nel presentarci 17 episodi che il realtà è un unico paradossale racconto e certamente non scritti per caso. Volere sbalordire ad ogni costo e scoprire che la nudità è occasione di festa paesana ...

Scritto da Ciccarelli_Piero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Recensioni mussomelesi - Nessun Commento -

U Caminanti e U Cavalieri Vincenzo Ciccarelli

  NON MI RIMANE ALTRO… Non mi rimane altro che quel piccolo pezzo di terra E quella casa nuova che non volevo; Non avrei voluto: Qui la mia anima dolorante Che desidera rincontrarlo per un solo istante Con il suo sorriso di padre Nei confronti delle mie viltà. Solo se ne sta il poeta Lontano, in mille pensieri Che non vedono: né ricordi né immagini Distratti occhi sul mondo incomprensibile Eredità di suo padre Che non beveva dagli inganni del tempo. Adesso muto Nelle asperità della vita Lo guardo negli occhi E il suo silenzio diviene il mio silenzio Anello di anime distanti… Altre parti del mio corpo animato Sono andate ...

Scritto da Ciccarelli_Piero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Recensioni mussomelesi - Nessun Commento -

La stagnola

  Nell’immediato dopoguerra, dal 48 in poi, Mussomeli era un paese rurale. L’agricoltura era l’unica risorsa. I cittadini erano divisi in tante caste, professioni e mestieri, rappresentati da vari “circoli sociali". Dopo 60 anni qualche strascico rimane ancora. I quartieri non sempre corrispondevano con le parrocchie, che prima di aggiungersi quella del Carmine erano tre: la Madrice, San Giovanni Battista, e Sant’Enrico. In quest’ultima vi abitavano la maggior parte dei contadini (li viddana). Attorno alla chiesa di Santa Maria i pastori. A San Giovanni erano mischiati, ma la maggior parte erano ...

Scritto da DiGiuseppe_Calogero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Quannu mi chiamavanu Caluzzieddu ! - Nessun Commento -

Le Mule di Ciccu

  Vicinzina e Tatarì, erano i nomi delle due mule di un mezzadro e per lui erano la ricchezza e il raggiungimento di una qualche “agiatezza”. Il nome della prima mula, Vicinzina, di pelo nero, alta e robusta, non aveva nulla di originale, ma di originale era la sua “nobiltà”-se mi passate il termine- del suo incedere da vera principessa. Figlia, come tutti sapete di una giumenta e di un asino, aveva preso principalmente dalla madre: la giumenta del campiere Zu Nofrio, l’orgoglio di tutta Santarrì. Non u zu Nofrio, ma la ...

Scritto da Ciccarelli_Piero - il 27 febbraio 2011 - Categoria: Quannu mi chiamavanu Pitruzzu ! - Nessun Commento -